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La leggenda delle saline

La leggenda delle saline

Il nostro cantore fu il poeta Pietro Antonio Zanoni (1723 - 1786) gesuita, nativo di Reggio Emilia, venuto a Cervia nel 1773. Nel suo poema "De Salinis Cerviensibus", edito nel 1786 si possono leggere i versi, in latino e in italiano, di questa suggestiva leggenda.

Racconta l'abate Zannoni che al tempo in cui la pineta era abitata da pastori e da ninfe, vivevano due giovani meravigliosi: Liscari, un pastore dai sentimenti delicati e dai modi gentili, e Iole, un'avvenente fanciulla sempre allegra. Da anni ella portava a pascolare il suo gregge lungo i rivali erbosi della valle ficoclense, proprio all'interno delle saline, beffandosi dell'antico divieto di profanare con armenti quella terra sacra ai Numi. Un giorno, sull'imbrunire, mentre rientrava all'ovile col gregge, nel saltare su una barchetta sdrucciolò malamente e precipitò in acqua e fu inghiottita. I salinari accorsero e tentarono invano di salvare la sfortunata ragazza; la seppellirono nell'alto rivale posandovi sopra un grosso sasso per segnarne la tomba e tutt'attorno vi sparsero serti di lauro e coroncine di fiori, dopo averli immersi nell'acqua salata, così che i cristalli di sale si trasformarono in filigrane scintillanti al sole. Si dice che quel triste ricordo non si appannò col tempo ma s'accrebbe di fama originando tradizionali feste ricorrenti con esposizione di festoni, rametti e fiori confettati di candide trine di sale. Appena l'eco della tragedia arrivò al pastore Liscari, egli corse sul luogo con la speranza di poter ancora recare soccorso alla sua Iole. Sconvolto dal dolore stramazzò esanime su una pietra e più non si mosse.

Ed ecco avvenire la magica trasformazione. Le dita dei piedi si allungano, si ramificano, penetrano nel terreno diventando radici; i bei capelli d'oro che portava disciolti si mutano in steli verdi con piccole foglie aghiformi e grasse. Così il delicato e gentile Liscari diventò la pianta che porterà eternamente il suo nome. Un dolore disperato e struggente da pastore l'aveva fatto cespuglio e l'aveva ancorato con radici presso la sepoltura dell'amata per restare sempre al suo fianco.

Cfr. G.Pilandri, La leggenda delle saline, Romagna ieri, oggi, domani, Anno VIII n.3, giugno 1995, Parmaclub Parma, pp. 44-46

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